Manifesto

Needle – dall’inglese “ago”, con al suo interno la parola Need, “bisogno” – esprime la nostra volontà di lavorare sui bisogni dei cittadini di un determinato territorio attraverso interventi di agopuntura urbana. L’ agopuntura – intesa come pratica della medicina tradizionale cinese – viene metaforicamente applicata alla pianificazione urbana: piccole “punture” per grandi benefici a tutto l’organismo città, per curare quelli che si potrebbero definire i suoi malesseri. Significa realizzare progetti di piccola scala con l’ambizione di apportare ampi benefici agli utenti a cui sono destinati.

Un approccio multidisciplinare

Di fronte alla complessità che riguarda la città contemporanea e la società che la abita crediamo che anche la cultura del progetto sia chiamata ad apportare il proprio contributo specifico: l’architettura (finito il tempo dell’autoreferenzialità) deve avere una visione capace di abbracciare le grandi questioni sociali che si presentano con urgenza. Per questo ricerchiamo sempre il confronto con altre professionalità e tentiamo incursioni in altri ambiti disciplinari,  quali la sociologia e le nuove tecnologie.

 

Il processo come progetto

Ad oggi ci si deve confrontare con situazioni e “territori in movimento”: ne deriva che dalla cultura del progetto inteso come prodotto, sia necessario passare ad un’interpretazione del progetto come processo. Il progetto ha un perimetro preciso in termini di obiettivi, costi e tempi, mentre il processo è dinamico, predisposto alla trasformazione; contempla una metodologia basata su un approccio sperimentalista, con monitoraggi in itinere, implementazioni – in base alle nuove esigenze che si manifestano durante le varie fasi – e valutazioni continue.

 

L’importanza della collaborazione

Il nostro obiettivo è quello di trovare nelle comunità, nelle associazioni, nelle amministrazioni pubbliche ecc. degli alleati per affrontare i problemi complessi generati da conflittualità e scarsità di risorse, condividendo scelte, risorse e responsabilità, nella logica del win-win, dove le parti, collaborando, si ritrovano alla fine del percorso in una posizione migliore rispetto a quella di partenza. Sono maturi i tempi per la diffusione di buone pratiche, per la messa a rete di esperienze e iniziative, dove l’architetto ha la possibilità di esprimere la capacità di essere portatore di valore e facilitatore di processi, attivando dinamiche di relazione e di sensibilizzazione.

 

“Sta sorgendo un nuovo paradigma: quello della città come uno spazio collaborativo.”
(Labgov – citta’ collaborativa)