Inquinamento atmosferico: il verde pubblico è una possibile soluzione?

Inquinamento atmosferico: il verde pubblico è una possibile soluzione?

Negli ultimi anni il Nord-Italia è “senza respiro”, esaminiamo delle possibili azioni di mitigazione del problema

L’inquinamento atmosferico, particolarmente evidente nel Nord Italia, rappresenta una preoccupazione sempre più tangibile per la nostra salute e il nostro benessere.

Le cifre parlano chiaro: secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, più di 4 milioni di persone muoiono ogni anno nel mondo a causa dell’inquinamento atmosferico.

Ma cosa si nasconde esattamente nell’aria che respiriamo?

Inquinamento atmosferico

Gli inquinanti atmosferici

I principali inquinanti atmosferici presenti nelle città sono:

Particolato atmosferico (PM10 e PM2.5): è una miscela complessa di particelle organiche e inorganiche sospese nell’aria. Ad oggi, rappresenta il maggiore inquinante delle aree urbane. Il particolato deriva da varie fonti tra cui processi industriali, combustione dei veicoli e attività edilizie. A seconda della grandezza delle microparticelle è suddiviso in:

PM 10: particelle di diametro < 10 mm che penetrano nel tratto superiore dell’apparato respiratorio.
PM 2.5: particelle di diametro < 2.5 mm che raggiungono i polmoni ed i bronchi secondari.

Ossidi di Azoto (NOx): derivano principalmente dalla combustione di combustibili fossili, come benzina e gasolio, oltre che da processi industriali e di produzione energetica.

Ossidi di Zolfo (SOx): prodotti principalmente dalla combustione di carburanti contenenti zolfo, come il carbone e il petrolio. Possono causare irritazioni alle vie respiratorie, danneggiare le piante e i materiali edificati, oltre a contribuire alla formazione di acido solforico nell’ambiente.

Monossido di Carbonio (CO): è un gas prodotto dalla combustione incompleta di combustibili fossili. Le principali fonti di CO includono autoveicoli, impianti industriali e stufe a combustibile.

Idrocarburi (HC): derivano dalle emissioni dei veicoli, dalle attività industriali, dall’evaporazione dei solventi e dall’uso di prodotti chimici.

Composti Organici Volatili (VOC): i VOC sono una vasta gamma di composti organici presenti in prodotti come vernici, solventi e carburanti.

Ozono (O3): è un inquinante secondario formato dalla reazione tra gli ossidi di azoto e i VOC in presenza di luce solare. Può causare problemi respiratori, danneggiare le colture e ridurre la qualità dell’aria esterna.

Aerosol: si tratta di particelle solide o liquide non più grandi di 1–100 nm, costituite da composti organici, fuliggine e altre componenti derivate principalmente da attività antropiche. Anche loro hanno effetti pericolosi sulla salute umana.

Quali sono le città italiane più inquinate?

Le città italiane maggiormente a rischio sono state identificate da Legambiente attraverso la campagna CleanCities, con particolare attenzione ai livelli di PM10, PM2.5 e NO2.

Il monitoraggio della composizione atmosferica e l’analisi dell’evoluzione di tali livelli inquinanti sono affidati a una componente essenziale della rete Copernicus dell’Unione Europea: i satelliti. Questi dispositivi giocano un ruolo cruciale, fornendo dati essenziali al Copernicus Atmosphere Monitoring Service (CAMS) e consentendo la sorveglianza e la previsione della qualità dell’aria su scala globale e regionale. Questo avviene attraverso l’integrazione di osservazioni satellitari e dati in situ relativi ai principali inquinanti atmosferici, utilizzando avanzati modelli numerici.

Le informazioni provenienti dai dati Copernicus hanno evidenziato che durante l’ultimo periodo invernale, specialmente nel mese di gennaio 2024, nella Pianura Padana sono stati superati ripetutamente i valori critici delle concentrazioni di particolato sottile e grosso nell’aria. Questo aumento rappresenta un potenziale rischio per la salute, sottolineando la rilevanza del monitoraggio e della gestione dell’inquinamento atmosferico nella regione.

L’area della Pianura Padana spicca per essere particolarmente soggetta a questo problema, a causa della sua conformazione geografica e della densa presenza di attività industriali ed allevamenti intensivi. Qui l’inquinamento atmosferico manifesta variazioni stagionali ben definite. Nei mesi invernali, ad esempio, si registra spesso un incremento dei livelli a causa delle inversioni di temperatura e dell’incremento della richiesta energetica per il riscaldamento.

Perché proprio la Pianura Padana?

Quest’area è caratterizzata da una elevata densità di popolazione e una marcata industrializzazione, con conseguente rilascio di considerevoli quantità di sostanze inquinanti nell’atmosfera.

Circondata a nord dalle Alpi e a sud dagli Appennini, la Pianura Padana funge anche da bacino naturale, creando un microclima che spesso trattiene gli agenti inquinanti. Pertanto, le condizioni geografiche e meteorologiche peculiari della regione contribuiscono alle variazioni della qualità dell’aria, con impatti significativi sulla salute dei suoi abitanti.

In determinate circostanze meteorologiche, come durante le inversioni di temperatura, la valle si trasforma in una conca dove gli inquinanti, inclusi particolato e ossidi di azoto, si accumulano, generando elevate concentrazioni di agenti inquinanti atmosferici.

European Environment Agency

La progettazione urbana può aiutarci a mitigare questo problema?

Gli esperti suggeriscono che il verde urbano potrebbe svolgere un ruolo cruciale. Le piante, infatti, possono contribuire a migliorare la qualità dell’aria, catturando, filtrando e assimilando gli inquinanti atmosferici, in modo diretto, attraverso l’assorbimento a livello radicale e fogliare, e in modo indiretto, migliorando la ventilazione cittadina e quindi riducendo la concentrazione locale degli inquinanti.

Le aree verdi urbane, inoltre, possono avere un effetto indiretto sulla riduzione degli inquinanti atmosferici attraverso la riduzione dell’Isola Urbana di Calore; infatti l’evapotraspirazione e l’ombreggiamento riducono il numero e la velocità delle reazioni chimiche che portano alla formazione di molti inquinanti.

Biblioteca degli Alberi – Milano

Le aree verdi con maggiori tassi di riduzione degli inquinanti risultano essere quelli con alberature multistrato (alberi, arbusti e superfici erbose).

Inoltre, alcune specie arboree, come il bagolaro, l’olmo comune, il frassino comune, il tiglio selvatico e il ginkgo, sono state identificate come particolarmente efficaci nella cattura degli inquinanti atmosferici, secondo una ricerca condotta dall’Istituto di Biometeorologia (Ibimet) del Cnr di Bologna (articolo completo: https://www.lifegate.it/citta-alberi-smog-inquinamento).

Gardens by the Bay – Singapore

L’implementazione del verde urbano non è comunque un’attività che da sola può portare alla risoluzione definitive del problema. È essenziale ridurre le fonti di inquinamento, limitando le emissioni industriali, l’impiego di combustibili fossili per l’approvvigionamento energetico e gli allevamenti intensivi.

Tuttavia, progettare una città più naturale e a misura d’uomo è un’azione realizzabile nel breve/brevissimo termine e potrebbe rendere l’ambiente più vivibile e salutare per i cittadini.

Central Park – New York

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