Needle Scampia: l’intervista di Artwave.it

A seguire l’intervista  di Artwave.it ai membri di Needle Napoli riguardo il progetto Needle Scampia!

Needle Scampia: l’intervista di Artwave.it
L’agopuntura delle periferie urbane

Renzo Piano nel 2016 sosteneva che “La sfida dell’architettura è salvare le periferie”. Ad oggi, anche in base alla vostra esperienza di rigenerazione urbana, che idea vi siete fatti delle periferie? Esiste ancora un distacco netto con il centro, come appariva anni fa, oppure si iniziano a amalgamare stessi punti di forza e debolezze?

Quello che ci ha insegnato l’esperienza nella area nord di Napoli è che il discorso sulle periferie va rivisto rispetto a nuove chiavi di lettura. Per noi la periferia non è semplicemente una parte del territorio cittadino distante fisicamente da un centro definito (politico, amministrativo, economico, culturale, ecc.). Piuttosto la periferia è un fenomeno che può svilupparsi in qualsiasi parte della città, fondato sulla distanza sociale che separa gli abitanti gli uni dagli altri e dalle amministrazioni.

Spesso è proprio nelle periferie che si possono facilmente scoprire numerose centralità. Centralità sia fisiche, da riscontrarsi nei vari usi dello spazio pubblico, tra il formale e l’informale, sia immateriali basate sulla rete sociale e volontaria che lega gli abitati e che spesso sopperisce alla mancanza di alcuni servizi primari. Questa rete di connessione tra le persone risulta essere tanto forte quanto gravi sono i disagi a cui si deve far fronte. Una rete così estesa che spesso diventa un ponte in grado di annullare anche la distanza fisica.
Intendiamo le città come degli organismi in evoluzione e tanto i centri quanto le periferie vivono realtà molto complesse e a più dimensioni. Qui, spesso, si è pensato che l’architettura da sola potesse fornire una risposta ai problemi delle persone. Siamo convinti che una risposta concreta possa essere fornita solo dalla collaborazione tra chi detiene le competenze e chi vive i luoghi della città, dalla multidisciplinarietà necessaria ad affrontare la complessità del sistema città. Una vera coesione di intenti. che possa portare alla costruzione di scenari di vita sinceramente condivisi.

Quando il collettivo Needle Napoli ha deciso di realizzare la proposta, che poi si è rivelata vincente, per il bando del MIBACT e DGCCRU (Direzione Generale Arte e Architettura contemporanee e Periferie urbane), Scampia è stata la prima scelta come territorio su cui agire? Quanto è importante questo quartiere per la città di Napoli?

La scelta di Scampia è stata abbastanza immediata. Volevamo che il progetto fosse un primo passo per migliorare. A partire dai nostri limitati mezzi, lo scopo poteva essere sicuramente perseguito e supportato dalla vivace rete di associazioni e realtà dal basso che animano questo quartiere. Assodato che Scampia fosse il posto giusto per dare continuità e sostenibilità a un’iniziativa di rigenerazione urbana, ci siamo concentrati sulla costruzione del partenariato. L’associazione Banda Baleno e la ASD Stella Rossa 2006 le avevamo già incontrate in iniziative di respiro cittadino. Un’iniziativa nata dal GRIDAS più di trent’anni fa che da Scampia oggi abbraccia moltissimi quartieri di Napoli grazie al lavoro delle educative di quartiere e delle realtà autorganizzate.

Capofila del progetto, in stretto legame con il collettivo Needle Napoli, è l’APS Jolie Rouge, associazione impegnata nella costruzione di comunità di apprendimento. L’iniziativa opera grazie ad azioni di attività educative territoriali non formali e tramite la costruzione di reti di partenariato con gli istituti scolastici della città metropolitana di Napoli. L’obiettivo dell’ente è porre le basi per la costruzione di una cittadinanza attiva, solidale, spinta all’integrazione e all’apprendimento tra pari.

Per Needle un partenariato solido dal punto di vista delle relazioni con gli abitanti è il primo passo per costruire e facilitare un processo di riappropriazione degli spazi pubblici. Il quartiere di Scampia ha innumerevoli facce. Tutte molto distanti dalla retorica mediatica e dalle narrazioni tossiche che siamo soliti ascoltare. Con il nostro progetto volevamo porre l’accento sulle azioni di resistenza civile, sulle pratiche di cura dello spazio fisico e delle relazioni umane. Volevamo ascoltare direttamente chi ha saputo colmare l’assenza statale e indirizzare una crescita della comunità fondata sul mutuo soccorso, sui bisogni e sulle relazioni di prossimità.

Non sappiamo se Scampia rappresenti realmente un modello riproducibile o emulabile su scala metropolitana, ma riteniamo che tutta la città di Napoli possa: trarre un profondo insegnamento dalla capacità degli attori che operano in questo territorio e  determinare quotidianamente, ed in maniera partecipata, un miglioramento delle condizioni di vita del quartiere.

Ora che si è conclusa l’ultima fase di auto-costruzione del progetto, pensate che gli abitanti del quartiere siano in possesso degli strumenti giusti per portare avanti nuovi obiettivi alla Pinetina Monterosa e per essere autonomi anche in altre zone? E se sì, quali sono gli strumenti più importanti?

I criteri, applicati nella fase di indagine territoriale, sono stati tarati sul principio che questo luogo dopo la rigenerazione spaziale fosse in grado di garantire, anche, una rigenerazione sociale. Al momento già è definito un programma di eventi come cinema all’aperto e laboratori artistici per bambini. Questi tenuti dal movimento MAGMA, assieme alla Banda Baleno, al Gridas e ad altre realtà del territorio. Riusciranno ad animare la socialità della pineta. Rifunzionalizzare uno spazio è spesso il modo più efficace per prevenire il degrado e aumentare la consapevoleza sui beni comuni.

Gli strumenti essenziali per proseguire nel processo di riqualifica sono sicuramente la capacità di ascolto e di mitigazione dei conflitti. Questi permetteranno la scelta condivisa delle attività e delle modalità di manutenzione. Le direttive, lasciate alla comunità sui concetti della permacultura, garantiranno un sforzo minimo per la cura del verde. Infine il senso di appartenenza al luogo dovrà essere continuamente sostenuto e rinvigorito per mantenere alta l’attenzione di chi vive quegli spazi.

Noi siamo vivamente convinti che le forze in gioco siano in grado di proseguire autonomamente nella gestione. Noi continueremo a essere parte attiva della rete e a fornire il nostro contributo e appoggio per nuove progettualità. Crediamo che se si sviluppano buone pratiche, alternative al degrado e processi inclusivi, sicuramente si stimolino comportamenti virtuosi. Trasformazioni che rendono gli spazi dell’abitare a misura d’uomo per una città più bella, vivibile e in grado di attrarre nuove opportunità per i giovani.

Il collettivo Needle, ha in cantiere nuovi progetti, sia per Napoli che per Milano? Esiste un modo tramite cui collaborare anche a distanza magari, proprio in questo periodo di spostamenti ancora limitati?

Sia a Napoli che a Milano abbiamo in cantiere altri progetti che coinvolgono sia realtà private che enti ed amministrazioni pubbliche, uno di questi, nato e sviluppato durante il periodo della quarantena, punta a mettere in connessione le varie realtà locali, creando scambi culturali e sociali anche a distanza grazie alle nuove tecnologie, per creare una rete sul territorio nazionale.

Needle Scampia: l’intervista di Artwave.it
www.artwave.it/cultura

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