Urbanismo Tattico: Come può l’urbanistica tattica adeguarsi alle infrastrutture, adattarsi a distanze fisiche sicure e sostenere un nuovo tipo di vita pubblica?
Durante la pandemia globale di Covid-19 stiamo assistendo a una mobilitazione senza precedenti da parte dei governi di tutto il mondo. La gravità di questa crisi ha accentuato le fragilità della società contemporanea: l’inquinamento ambientale, la disuguaglianza dilagante e le minacce alla democrazia, sono tematiche che rappresentano una sfida più attuale che mai.
I fattori chiave di questa crisi sostengono la necessità di nuovi strumenti per plasmare la pianificazione a livello locale con l’implementazione di progetti realizzabili a breve termine che rendano più vivibili le nostre città, anche attraverso un processo politico migliore.
L’urbanismo tattico è uno strumento per raccogliere indicatori e dati concreti sulle nuove dinamiche urbane che ci troveremo ad affrontare nei prossimi mesi e anni. Una mobilità ripensata e nuove forme di socialità che andranno a modificare il modo di vivere le città in tutto il mondo.
Noto anche come prototipazione urbana, l’urbanismo tattico rappresenta “una serie di interventi a breve termine, a basso costo e scalabili per catalizzare i cambiamenti a lungo termine”. Un processo che promuove i principi di impegno civico e ideazione creativa al fine di generare nuove pratiche d’uso dello spazio pubblico. L’urbanismo tattico è uno strumento politico, attuato a livello di città, che consente di soddisfare rapidamente ed efficacemente le esigenze dei suoi residenti, un’azione politica reattiva che è particolarmente necessaria quando le comunità di tutto il mondo lottano per rispondere alla nuova realtà causata dalla pandemia.
Ma come può l’urbanismo tattico adeguarsi alle infrastrutture, adattarsi a distanze fisiche sicure e sostenere un nuovo tipo di vita pubblica?
Le nuove esigenze del distanziamento fisico richiedono un ripensamento immediato della viabilità con strade “aperte” che offrano più spazio per respirare. I modelli di utilizzo sono cambiati: i marciapiedi stretti, che costringono i pedoni a districarsi fra automobili posteggiate, segnaletica e i tavolini dei bar, non consentono di spostarsi in sicurezza. Una riduzione dello spazio dedicato ai veicoli, aumentando lo spazio di marciapiedi e piazze, permetterebbe di camminare, andare in bicicletta, fare un po’ di esercizio, nel rispetto dell’ambiente e della libertà di socialità.
Dove i governi sono lenti ad agire, i cittadini hanno già preso il comando. Mentre New York fa un passo indietro sul progetto pilota intitolato “Open Streets”, alcuni residenti hanno preso in mano la situazione bloccando le strade residenziali con coni spartitraffico, usandoli per delimitare spazi di parcheggio e consentire ai pedoni di spostarsi in strada. [Link]
A Bristol, nel Regno Unito, alcune strade sono state “riadattate” introducendo una corsia per i corridori, che consenta ai jogger di utilizzare la strada in sicurezza e di dare spazio ai pedoni sul marciapiede. [Link]
A Portland, Oregon, un insegnante di educazione fisica ha scoperto che il parco giochi in fondo al suo isolato era inagibile, i parchi pubblici affollati e i marciapiedi troppo stretti, e ha deciso che la strada era l’unico modo per dare ai suoi figli uno spazio per giocare in sicurezza. L’insegnante, Sam Balto, ha delimitato con cartelli e tratti di gesso la strada del suo quartiere e ora conduce lezioni di educazione fisica per i bambini del circondario. Cartelli che recitano “Street closed for social distance” allontanano le auto alle due estremità della strada e reclamano uno spazio sicuro per il gioco dei più piccoli. [Link]
Queste tattiche di guerriglia urbana sono l’espressione diretta delle nuove esigenze espresse dai cittadini, non sono pensate per essere a lungo termine, ma possono aiutare a immaginare altre possibilità e aumentare la consapevolezza sul ruolo dell’urbanismo tattico nelle nostre città. In tempi incerti le municipalità devono formalizzare queste iniziative, orientando e finanziando progetti tattici. La capitale della Nuova Zelanda, Aukland, si è già mossa in tal senso, pianificando progetti che diano maggiore spazio alla mobilità a piedi e in bicicletta. Una strategia che prevede percorsi pedonali estesi e ciclabili temporanee per consentire alle persone di spostarsi nel rispetto delle misure anti-contagio per contenere la diffusione del Covid-19.
Julie Anne Genter, ministro dei trasporti neozelandese scrive: “The government is announcing it will provide 90% of the cost to councils to roll out pop-up cycleways and footpath extensions after we move out of alert level 4. People need more space to move around safely, whether on foot or by bike, and this will ensure safety from cars as well as safe physical distancing. Low cost and innovative changes like colourful paint and planter boxes can be used to make streetscape changes quickly.”
“Il governo finanzierà il 90% dei costi per la realizzazione di piste ciclabili pop-up ed estensioni dei marciapiedi pedonali dopo che saremo usciti dal livello di allarme 4. Le persone hanno bisogno di più spazio per muoversi in sicurezza, a piedi o in bicicletta, e ciò garantirà la sicurezza delle auto e un distanziamento fisico sicuro. Modifiche a basso costo e innovative, come segnaletiche colorate e fioriere, possono essere utilizzate per apportare rapidamente modifiche alla viabilità urbana.”
Quella di Aukland è una misura rivolta soprattutto ai pendolari che, nel periodo post-pandemia, preferiranno evitare i mezzi pubblici e potranno pedalare o camminare per spostarsi velocemente e in sicurezza. I finanziamenti verranno dal fondo pilota “Innovating Streets for People”, un programma che supporta l’urbanismo tattico per testare e studiare progetti a breve termine che rendano a misura d’uomo gli spostamenti in città, curando l’ambiente e l’aria che respiriamo.
Negli ultimi giorni anche l’agenzia di trasporto municipale di San Francisco (SFMTA) ha annunciato l’intenzione di chiudere determinate strade al traffico veicolare promuovendo il progetto “Slow Streets” al fine di fornire più spazio a pedoni e ciclisti, affrontando le nuove sfide legate alla mobilità cittadina.
Sono molte le organizzazioni che in tutto il mondo si stanno mobilitando per uscire più forti dalla crisi pandemica. È il momento di adattare i centri urbani a questa nuova realtà e lasciare che le nostre comunità mostrino la loro vera resilienza. La ripresa ci offre l’opportunità di migliorare le nostre città e renderle più a misura d’uomo attraverso interventi rapidi e capillari.